Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/23

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di utili e sodi incrementi, riesce tirannica ed incivile. Imperocché i veri ottimati, recando ad atto intellettivo ed a luce le cogitazioni implicate e virtuali che si occultano nelle moltitudini sotto forma d’istinto e di sentimento, costituiscono la spiritualitá civile, fuori della quale s’incorre in un materialismo politico poco diverso da quello dei retrogradi. E in vero la demagogia è verso lo Stato di popolo ciò che è il dominio assoluto verso il regno, e la superstizione verso la religione, cioè un pretto e grossolano sensismo. E però il ceto rozzo senza la ragione dei savi rende incivile la societá, come il sesso amabile muta il culto cristiano in divozione sensuale e gesuitica, se la ragion virile non ha il governo delle credenze.

Abbiamo giá avvertito che i tre problemi del Rinnovamento sono indivisi e che la preminenza del pensiero è il capo e la base dei due altri. Ma fra questi e quello corre un divario notabile, ché gli ultimi rispondono a certi bisogni sentiti e confessati da tutti, dove che il primo esprime bensi una necessitá sentita universalmente ma riconosciuta da pochissimi. Tanto che quell’ordine, che è il piú rilevante e capitale nelle riforme volute dai tempi, non solo è escluso dal primo luogo, ma taciuto quasi da tutti e rimosso, non che dalla pratica, ma perfino dalla teorica. Si parla e si scrive del continuo di motori politici, di energie sociali; si chiamano a rassegna il popolo, la nazionalitá, l’industria, il commercio, la religione, e via discorrendo. Gli economici fanno altrettanto delle varie forze che partoriscono le ricchezze: e chi dice «proprietá e capitale», chi grida «compagnia e lavoro», chi immagina altre forinole diverse od equivalenti; ma quanti sono che parlino dell’ingegno? E pure l’ingegno è la prima forza del mondo in tutti i generi, e senza di esso ogni altra efficienza è debole o nulla. L’ingegno è la prima fonte della civiltá tutta quanta, e senza l’opera sua i progressi umani sono impossibili a pensare non che a conseguire. L’ingegno è la prima delle forze economiche, poiché la proprietá e il capitale, la consorteria e il lavoro tanto valgono e fruttano quanto la mente che gl’ indirizza. L’ingegno è la prima sorgente delle ricchezze, perché egli solo può cavarle e produrle in luce dal

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