Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/33

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vare fin quassù e intorno alla vita che facciamo al campo, ma, bada, per quanto possa scrivere diffusamente non riuscirò mai a descriverti neanche una minima parte di tutto quel che ho veduto e ammirato, poiché il quadro non potrebbe essere più animato e gigantesco di cosi. È difficile farsene un’idea, e difficilissimo poi renderla a parole, specialmente nelle grandi linee che s’intravedono e s’intuiscono dagli episodi. Qui si vive e si respira in piena epopea, un’epopea tutta nuova per la vastità degli spazi in cui si svolge, per la maestosità dei luoghi che ne sono la scena, per l’immane grandiosità dei mezzi impiegati e delle forze che sono in giuoco. E se penso che io ne ho sotto gli occhi appena una minima parte, in uno dei cantucci più appartati e relativamente tranquilli, dove mi trovo soltanto da pochi giorni durante un periodo di sosta e di riposo, s’impadronisce di me un senso di stupore e di vertigine all’idea di tutto quello che non vedo e che noi so, e che pure si sta svolgendo su tutti gli altri punti del fronte, dalle cime dello Stelvio fino alle rive adriatiche, e poi di tutto quello che è già stato fatto e che si