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una certa ampiezza, senza la quale produrrà, allorchè il cavallo sarà attaccato sul letto, una compressione troppo forte, capace di impedire la respirazione e produrre anche il soffocamento. La restante parte del laccio, la più lunga, è impiegata ad incordare1 i membri per avvicinarli gli uni agli altri e fissarli allorchè l’animale è coricato. L’estremità del piccolo capo del laccio essendo francata, come fu detto qui sopra, si comprendono i due avambracci in un nodo corsoio che si forma colla lunga estremità del laccio passata dapprima sotto il petto, poi sopra l’avambraccio sinistro, in seguito a traverso sulla faccia anteriore dei membri, e ricondotto contro il braccio destro sino al nodo d’arresto. L’estremità dello stesso capo è allora passata per dissopra la parte proveniente dal nodo-anello, ed il nodo corsoio trovasi formato. Si avvicinano lentamente i due membri anteriori l’uno all’altro, affine potere convenientemente serrare il giro che li circonda, e che si mantiene all’altezza del terzo superiore dell’avambraccio. Dopo ciò, il laccio portato indentro sotto il ventre, va a cingere la pastoja sinistra passando dal l’infuori all’indentro; e per ultimo viene ricondotto in avanti e dal lato destro, contro il garrese. L’operatore che eseguisce tutte queste manualità, deve allora collocarsi dal lato sinistro dell’animale, un poco indietro della spalla; appoggia le due brac-

  1. Termine volgare, che significa afferrare con molti giri di corda. Così si incorda la vacca soggetta alle procidenze d’utero, ec