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latare la rimanente fistola, ed aggrandirla bastantemente per introdurvi stuelli carichi di sostanze essiccanti o caustiche. Si avrà la massima attenzione di mantenerla dilatata sino alla sortita o completa distruzione del corpo irritante, il quale, una volta ricoperto dalle carni, fa nascere nuove fistole e necessita nuove operazioni.

La piaga complicata essendo ricondotta allo stato semplice, basta mantenervi questo stato, e la guarigione non tarderà a succedere. Allorchè la cicatrizzazione è avvanzata, il dolore dissipato, e che il cavallo comincia a servirsi liberamente del piede ammalato, conviene ferrarlo stabilmente1, metterlo ai lavori campestri, od a tutt’altro lavoro leggiero, sopra un terreno dolce. Lungi dall’essere pregiudicevole, questo esercizio diviene al contrario molto salubre; mantiene l’animale in salute, risarcisce le spese di nutrimento e di cura; progredisce con vantaggio, e rende anzi più certa la cura della malattia. L’esperienza giornaliera prova che ogniqual volta un cavallo rimane nella scuderia sino a compiuta disparizione della malattia è soggetto ad essere preso da diverse altre affezioni: guarisce più difficilmente dal piede ammalato che quando rende qualche servigio, o che sia abbandonato in un pascolo. L’animale messo al lavoro esige ancora delle attenzioni, e deve essere medicato ogni due o tre

  1. Si ferra stabilmente tutte le volte che il ferro deve rimanere sotto al piede sino ad avvanzata o completa logoranza.