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porta più che alcuni lunghi peli, qua e là seminati; l’interno dello zoccolo lascia scolare una materia icorosa, e la parte esala un odore infetto. L’affezione viene complicata da fichi, da cancri, da pori, da grappe, da chiovardi; l’animale non può più trascinare il membro ammalato, e la disorganizzione si compie.

Nell’invasione della paronichia erpetica, il dolore è alle volte così vivo, che il cavallo non può appoggiare sul piede ammalato; leva l’estremità molto alta, la tiene ritratta, ed il più leggiero contatto gli fa provare dolori acutissimi. Il contrario accade in alcuni cavalli che camminano e continuano il loro servigio, senza che questa affezione produca in essi incomodi molto notabili. Di sovente l’animale non zoppica che a freddo, e si raddrizza riscaldandosi coll’esercizio. Giunto ad un certo grado, l’intumidimento rende la claudicazione persistente, fa deperire l’ammalato, i di cui movimenti divengono vieppiù impediti, e l’animale trovasi fuori di servigio molto prima d’essere usato, «La progressione dei sintomi, dice Huzard, non è sempre la medesima; è più o meno rapida secondo il temperamento, le di sposizioni del soggetto, la natura delle stagioni e quella degli accidenti che cagionano la malattia; ma non tocca comunemente il suo ultimo periodo che al terminare di tre, sei o nove mesi, ed alle volte anche dopo uno o più anni1».

  1. Essais sur les eaux aux jambes des chevaux, di Huzard, veerinario a Parigi, in 8° 1784, pag. 11,