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delle impressioni dolorose, devonsi enumerare la direzione dell’osso principale, l’articolazione del piccolo sessamoide e dell’ultimo falangeo coll’osso della corona, il modo d’unione dell’involto corneo colle carni interne, insomma l’elasticità ripartita ad ogni regione dello zoccolo. Le sperienze citate in appoggio di quest’ultima proprietà ci sembrano nè giudiziosamente scielte nè molto concludenti. Bourgelat, al pari di Lafosse, non riconosce che due legamenti articolari laterali, l’uno esterno e l’altro interno; fa cenno anche del legamento capsulare, ma senza indicare il gonfiamento che forma, e che devesi evitare in certe operazioni.

Questo modo di considerare la ferratura, facendola precedere dall’anatomia del piede, trovò imitatori fra gli stranieri. Edward Coleman, direttore e professore nel Collegio veterinario di Londra, diede alle stampe, nel 1802, un’opera sulla ferratura, compilata sullo stesso piano di quelle di Lafosse e di Bourgelat. L’anatomia del piede, che forma la prima parte del libro inglese, non è che una copia od un estratto de gli scritti anteriori pubblicati da Lafosse figlio sul medesimo soggetto. Le molte tavole che accompagnano quest’opera e che rappresentano diverse figure sono doppie, le une soltanto incise, le altre diligentemente colorite.

Due anni dopo la pubblicazione dell’opera di Coleman, nel 1804, il professore Gohier, uomo pieno di zelo e troppo presto rapito alla chirurgia veterinaria, rese pubblica una tavola sinotica dei ferri i