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nell’argilla stemprata, e non si leva il cavallo da questa che per lasciarlo riposare durante la notte; se soffre molto e non possa coricarsi, è inutile sturbarlo; rimarrà coi piedi immersi nell’argilla, sintantochè i sintomi abbiano perduto di gravità. Siccome importa mantenere lo stato molle e la temperatura fredda all’argilla, si avrà cura d’aggiungere di tempo in tempo una certa quantità dei liquidi sopra indicati, che si verseranno a giusa di fomenti sulle parti superiori. Questo genere di bagno sarà molto più vantaggioso dei cataplasmi astringenti, i quali seccano prontamente e cessano in allora di togliere il calore alla parte; questo pediluvio basta sovente, per dissipare in poco tempo l’infiammazione e ristabilire lo stato normale.

Per far apprezzare i buoni effetti della cura della riprensione colle frizioni fatte al ginocchio ed al garretto, combinate all’immersione dei piedi ammalati nell’argilla, potrei qui rapportare gran numero di osservazioni che ebbi occasione di raccogliere; mi limiterò a trascrivere quella inserita nella prima edizione di questo Trattato, pag. 149.

Il 18 marzo 1813, un certo Barier, vetturale, ad Antony, vicino a Sceaux, venne consultarmi per un cavallo da tiro che manifestava tutti i sintomi della riprensione ai quattro piedi; era tristo, camminava con difficoltà, mangiava quasi nulla e soffriva sino dai primi giorni del mese. Consigliai al proprietario confidarmi l’animale per la cura e lasciarlo nelle scuderie della Scuola; invece d’arrendersi a’ miei sug-