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brosi e neri; allorchè l’umore escreto ha acquistato una tinta nerastra e che tramanda un odore fetido che più non assomiglia a quello del cacio vecchio. A misura che l’affezione progredisce, deteriora il piede e gli inuprime sempre maggiore volume. Così i talloni si scostano e deviano; la muraglia si dilata, si rovescia all’infuori e si disunisce in molti punti dalla suola; nel medesimo tempo l’ugna di queste parti si dissecca, si fende e si altera in diverse maniere. L’escrezione dell’umore del fungo aumenta in proporzione di questi morbosi cangiamenti, e giunge un’ epoca in cui il dissotto del piede presenta un aspetto schifoso ed esala un vapore infetto. Il suono sordo che rende lo zoccolo, allorchè viene percosso, dinota l’aridità della parete e la disunione di questa dal tessuto reticolare. Allorchè la suola e la forchetta sembrano confondersi e non formare più che una sola e medesima produzione bavosa, che la cute della pastoja offre delle ulcerazioni, e che la claudicazione è estrema, se ne può inferire che il fungo ha gettate profonde radici, e che intacca le cartilagini laterali, il tendine perforante, l’osso del piede, o tutte queste parti nel medesimo tempo.

In seguito a questi progressi, la malattia può complicarsi da pori, da spurghi alle gambe, da giavardi, dar luogo ad intumidimenti considerevoli, e produrre la perdita dell’animale. In alcune circostanze, l’afezione è consecutiva alla paronichia erpetica, ai giavardi tendinosi, ed a diversi flussi abituali1.

  1. Chabert assicurava che il cancro poteva essere un esito o degenerazione del moccio, come pure del farcino. Non ebbimo mai occasione di fare queste osservazioni.