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presa da parte sua volge a detrimento della propria riputazione e reca di sovente molto danno. Allorchè lo stato dell’ulcera lascia qualche speranza di radicale guarigione, e che si ha deciso tentare tutti i mezzi per giungere a questo scopo, bisogna cominciare col disporre il cavallo a subire l’opera zione detta del porrofico, e che può praticarsi in diverse maniere. L’antica maniera di procedere a quest’operazione, insegnata da Chabert, consiste nel levare tutta la sostanza vegetativa, nel praticare successivamente la dissuolatura, l’estirpazione del cuscinetto plantare, e spingere il disfacimento fino alle ultime radici del male. L’esperienza provò che questo metodo operatorio produce di rado risultati vantaggiosi; la piaga alla quale dà luogo si guarisce tanto più difficilmente quanto maggiore è la sua estensione; assai di sovente passa allo stato d’ulcera ribelle, della quale non si può ottenere la cicatrizzazione; ed allorchè la cura ha luogo, non è quasi mai radicale: la malattia si ristabilisce a capo d’un certo tempo. L’operazione del fungo deve essere semplice, limitarsi all’amputazione delle parti filamentose, fungose e senza vitalità.

Prima di eseguire questa operazione, che può effettuarsi rimanendo l’animale in piedi, è necessario pareggiare il piede molto a piatto ed anzi fino alla rugiada, aggiustarvi un ferro a dissuolatura e disporre le stecche con una traversa propria a mantenere le stoppe. Questo ferro, il di cui modello è rappre sentato nella fig. 21, deve essere molto leggero, sot-