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minata l’operazione, si cuopre la piaga con un poco di stoppa, e si attacca prontamente il ferro con chiodi a lama dilicata; la medicazione si fa nella stessa maniera come in seguito del primo metodo operatorio; dopo la stoppa, si applicano le stecche come pure la traversa, si leva lo strettojo e si abbandona il piede. Le susseguenti cure sono le stesse come pel chiovardo incornato, le stesse prescritte nelle considerazioni generali sulle malattie del piede.

I chiodi o scheggie situate nella suola di punta o di mammella giungono alle volte sino all’osso del piede, che penetrano e nel quale lasciano di sovente qualche particella impiantata. Questa circostanza esige, oltre l’operazione precedente, di arrivare sino all’osso del piede, mettere a nudo l’intorno della puntura, estrarre le particelle straniere, e rastiare il punto che occuparono; dopo chè procedesi all’applicazione dell’apparecchio, regolandosi come venne detto qui sopra. Questo è il caso di sapere applicare i principi esposti parlando dell’esfoliazione delle ossa; bisogna governare la piaga in modo che la parte dell’osso necrosato non dimori nascosta nelle carni, e perciò bisogna mantenere un’apertura libera sino alla sua caduta ed alla compiuta sua espulsione. Questa porzione d’osso esfoliata è un vero corpo straniero, la cui presenza nell’interno delle carni è sempre perniciosa; cagiona costantemente nuovi disordini, e produce alle volte i più gravi guasti1.

  1. Nel 1812, fui chimato a Parigi per dare il mio giudizio su di un male di piede del quale era affetto un cavallo da sella