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gna, dissecca la suola, la rende feltrata internamente, la solleva alle volte, e può anche staccarla in alcuni punti di sua estensione.

Riconoscesi la suola abbruciata, allorchè pareggiando il piede trovasi l’ugna dapprima bruna, poi gialla, infine crivellata da piccoli pori aperti, dai quali geme un umore sieroso. Se l’ugna venne disunita dal tessuto reticolare, i punti nei quali esiste la disunione sono come disseccati e non forniscono la rugiada di cui si parlò.

La suola abbruciata, essendo trascurata, dà luogo alla formazione d’un focolare purulento, solleva successivamente l’ugna e necessita in seguito l’operazione della dissuolatura; può anche, secondo Lafosse, produrre la gangrena e far perire il cavallo in poco tempo.

I piedi piatti o colmi, soprattutto quelli che lo sono in seguito di riprensione, trovansi molto esposti ad avere la suola così alterata, principalmente se la loro ferratura è continuamente praticata da maniscalchi ignoranti. Questa affezione della suola richiede sempre l’assottigliamento dello zoccolo, che si pareggierà quasi sino alla rugiada; in seguito si farà uso di sostanze grasse o mucillagginose per comunicare della pieghevolezza all’ugna e determinare un pronto accrescimento. Allorchè l’accidente è leggero, si leva minore quantità d’ugna che nel prino caso; si applica un ferro leggero e si spalma lo zoccolo con qualche grasso.