Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. I.djvu/382

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348 Giro del Mondo

di dar la testa per le mura; considerando che quel buon’uomo prendeva sì fatto errore d’una persona, con la quale avea trattato affari, ed interessi (ch’è qualche cosa di più d’una semplice amicizia) e che ne il mio carattere, ne altre scritture potevano quietarlo. Arrossiva intanto il Consolo in vedendomi dar nelle smanie, e dirgli, ch’io non era il Messinese preteso; e che se voleva in sua coscienza, ch’io facessi tal falsità, l’arei fatta, e confessatomene subito; non trovando altro modo di liberarmi da simil infestazione: giacchè avendogli detto che io era Dottor di leggi, e che facesse venire qualche letterato Gesuita ad esaminarmi; replicava il Brancaleone, ch’io avea potuto studiare dopo il negozio. All’ultimo non sapendo egli come risolversi, rimanendo me, e l’Anconitano a contendere, uscì fuori dicendo: accomodatevi colle buone. Durò il contratto fino alla sera, volendo per ogni conto il debitore, ch’io fussi il Messinese; avvegna che m’udisse favellare d’una lingua ben differente. Alla per fine gli dissi: Io non ho le lettere, che mi dimandate, perche da che partii d’Europa non ne ricevei veruna; venite in mia casa, registra-


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