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II

La festa della libertà e i frutti dell’albero


Pio VI prigioniero - Il nuovo regime - Un bando del commissario - I Nuvoloni - L’albero della libertà - Feste ufficiali - Diciotto matrimoni - L’ortolana di Borgognissanti - Luminaria - Malcontento — I contadini a Firenze - Il prestito forzato - Requisizione di arredi sacri - Indignazione generale - La rivolta d’Arezzo - Viva Maria! - San Donato e la Madonna - La rivolta di Cortona - Una feroce ordinanza e un’energica risposta - Cortona si sottomette - Gl’insorti a Siena - La battaglia della Trebbia e la rivoluzione a Firenze - I francesi si allontanano dalla Toscana - Versi di un Pastor Arcade.

Come Ferdinando III non era stato buono a salvarsi per sé, molto meno lo fu per salvare Pio VI, che s’era rifugiato in Firenze, credendo d’esser più sicuro, e di sfuggire alle granfie di Napoleone, vivendosene più o meno tranquillo nel convento della Certosa. Appena entrati i francesi in Firenze, furono poste sessanta sentinelle attorno al monastero, che venne guardato anche da uno squadrone di cacciatori a cavallo, affinchè nessuno confabulasse più col Pontefice, che si considerava già come prigioniero della Repubblica. Ed il giorno stesso della partenza del Granduca, alcuni ufficiali francesi imposero al papa di partire alla volta di Parma, poiché tali erano gli ordini del Direttorio. Per conseguenza, la notte seguente, Pio VI, col cardinale Laurenzana arcivescovo di Toledo, monsignore Spina arcivescovo di Corinto, monsignor Caracciolo maestro di camera, l’abate Marotti, un medico, alcuni preti e pochi domestici si preparò a partire alla

2. — Conti.