Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/163

Da Wikisource.

— 149 —

le soddisfazioni che io ho provate. Faceva un tempo stupendo; l’atmosfera era tranquilla, il cielo sereno, il sole caldo. Mi recai con Tischbein sulla piazza di San Pietro, dove passeggiammo sù e giù, ricoverandoci, allorquando cominciammo a sentire caldo, all’ombra dell’obelisco, la quale era abbastanza ampia per offrire riparo ad entrambi; ed ivi continuammo a passeggiare, mangiando uva, che avevamo acquistata nei dintorni. Quindi salimmo nella cappella sistina, dove la giornata chiara e limpida, era opportunissima per contemplare le pitture. Il giudicio universale, ed i moltiplici dipinti della volta, tutti di Michelangelo, eccitarono la nostra ammirazione. Non facevo altro che guardare, e rimanere compreso di stupore. La franchezza del maestro, la varietà, la grandiosità del suo talento, sono superiori ad ogni espressione. Dopo avere contemplato a lungo ogni cosa, uscimmo da questo santuario dell’arte, e ci portammo nella chiesa di S. Pietro, la quale in questa giornata cotanto stupenda, era chiara ed allegra in ogni sua parte. Godemmo di tutta la grandiosità, e di tutta la magnificenza di quella vista, senza porre mente a quanto potesse offerire di meno opportuno, di meno delicato, in alcune parti. Ci restringemmo a godere di quanto era fatto per procurarci soddisfazione.

Finalmento salimmo sul tetto della chiesa, dove si può dire avere in piccole proporzioni, l’imagine di un città ben costrutta. Si direbbe quasi scorgervi case, magazzeni, fontane, chiese, ed un tempio grandioso, il tutto nell’aria, con belle strade, fra mezzo a quei vari oggetti. Salimmo sulla cupola, e vedemmo di lassù la catena degli Apennini illuminata dal sole, il monte Sorratte, le colline vulcaniche di Tivoli, Frascati, Castelgandolfo, la pianura, e più oltre il mare. L’atmosfera era tranquillissima; non regnava, neanco a quell’altezza, ombra di vento, e nell’interno della palla di rame, faceva caldo quanto nella stufa di un orto botanico. Dopo avere contemplato a nostro bell’agio quella vista magnifica, scendemmo facendoci aprire le porte, le quali danno accesso ai cornicioni