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Il 15 Gennaio 1787.

Finalmente anche l’Aristodemo venne rappresentato, e per dir vero felicemente, e con molto successo. Dal momento che l’abate Monti trovavasi in istretta relazione colla famiglia dei nipoti del Papa, e che era tenuto in molto conto nell’alta società, vi era luogo a sperar bene; e difatti i palchi gli furono larghi di applausi. La platea poi, rimase fin da principio incantata dagli stupendi versi del poeta, e della perizia degli attori; e non lasciò passare inosservata nessuna occasione di manifestare la propria soddisfazione. Il banco degli artisti tedeschi si distinse desso pure per gli applausi, e tuttochè fossero per avventura questi alquanto esagerati, erano però dovuti.

L’autore era rimasto a casa, molto inquieto intorno all’esito della sua tragedia, se non che, alla fine di ogni atto, gli vennero recate notizie della recita, le quali gradatamente convertirono in viva gioia, la sua ansietà. Ora non si mancherà di replicare il dramma, e le cose non potrebbero essere meglio avviate. Anche le cose le più disparate, quando possedono merito intrinseco, non possono a meno di acquistare il favore tanto del pubblico quanto degl’intelligenti.

Convien dire però che la tragedia fù recitata bene, e che l’attore specialmente, il quale sosteneva la parte principale, era di una rara perizia; si sarebbe detto propriamente vedere un antico imperatore sulla scena. Vestivano il costume che ci produce cotanta impressione nelle statue, ridotto ad uso del teatro, e si scorgeva manifestamente, che il primo attore aveva studiato i marmi antichi.


Il 16 Gennaio.

Roma sta per perdere un grande capo lavoro dell’arte antica. Il re di Napoli intende fare trasportare colà nel