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fra quali si deve passare per arrivare al palazzo od alla villa che si voglia dire, senza potere scorgere che cosa vi sia a destra ed a sinistra al di là di quelle mura. Questa strada ha generalmente principio con una porta grandiosa, talvolta pure con un portico coperto a volta, e termina poi nella corte della villa o palazzo. Per evitare però che quella continuazione di muri colla sua uniformità rechi fastidio, sono quelli terminati ad archi nella parte superiore, col vortice verso terra, ornando i punti da dove partono gli archi di cartocci, di piedistalli, o quanto meno, quà e là, di vasi. I muri sono imbiancati, levigati, e ripartiti in vari campi. La corte del castello è per lo più di forma circolare, attorniata da case ad un piano solo, dove abitano i contadini, i giornalieri, e sovra le quali torreggia il castello, per lo più di forma quadrata.

A questo modo, in uso già da gran tempo, il padre del principe attuale aveva costrutto in villa il suo palazzo, non di buon gusto per certo, ma però ancora tollerabile. Ora l’attuale possessore, senza punto alterarne le disposizioni principali, diede libero campo alla sfrenatezza del suo pessimo gusto, e sarebbe fargli troppo onore, lo ammettere che possegga una scintilla sola, di vera immaginazione.

Varcato pertanto il portico grandioso che sorge ai confini appunto della proprietà, ci trovammo in un ampio ottagono. Quattro giganti enormi con uose abbottonate, di forma moderna, sorreggono la cornice, sulla quale, di fronte propriamente all’ingresso, si scorge l’imagine della santissima Trinità.

La strada che porta al castello è più ampia di quanto siano generalmente, ed i due muri laterali terminano in un alto zoccolo, su cui stanno piedestalli, guarniti di gruppi stranissimi, mentre l’interstizio fra un piedestallo e l’altro, trovasi ornato di parecchi vasi. L’aspetto orribile di tutte quelle figure strane, scolpite da artisti i più volgari, è reso più brutto ancora dalla qualità della pie-