Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/397

Da Wikisource.

LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO 385

SCENA IX1.

La contessa Isabella ed il Dottore.


Isabella. Non mi parlate più di riconciliarmi con Doralice, perchè è impossibile.

Dottore. Ella ha ragione, signora Contessa.

Isabella. Può darsi una impertinente maggiore di questa?

Dottore. È una petulante.

Isabella. Assolutamente, assolutamente la voglio fuori di questa casa.

Dottore. Savissima risoluzione.

Isabella. Io sono la padrona.

Dottore. È verissimo.

Isabella. E non è degna di stare in casa con me.

Dottore. Non è degna.2

Isabella. Dottore, se mio marito non la manda via, voglio che le facciate fare un precetto.

Dottore. Ma! vuole accendere una lite?

Isabella. Non siete capace di sostenerla?

Dottore. Per me la sosterrò; ma s’ella anderà via, vorrà la dote.

Isabella. La dote, la dote! Sempre si mette in mezzo la dote. V’ho detto un’altra volta, che prima vi è la mia.

Dottore. È verissimo, ma la dote della signora Doralice ascende a ventimila scudi, e la sua non è che di due mila.

Isabella. Siete un ignorante, non sapete niente.

Dottore. (Già, quando non si dice a modo suo, si comparisce ignorante). (da sè)

SCENA X3.

Pantalone, il conte Anselmo e detti.

Isabella. Che cosa c’è, signori miei? qualche altra bella novità al solito?

Anselmo. La novità la sentirete or ora.

  1. Sc. XVII delle edd. Bett., Pap. ecc.
  2. Le edd. Bett., Pap. ecc. aggiungono: «Isab. Se non fosse perchè perchè, le darei delli schiaffi. Dott. E sariano ben dati».
  3. Sc. XVIII delle edd. Bett., Pap. ecc.