Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/92

Da Wikisource.
84 ATTO TERZO

Florindo. Via, risolvetevi.

Rosaura. Per non dare osservazione, mi coprirò col zendale.

Florindo. Benissimo. Andiamo.

Rosaura. In tutte le cose vi vuol prudenza.

Florindo. Sì, andiamo, che sarete la mia cara sposa.

Rosaura. (Questo bel nome mi fa venire i sudori freddi). (da sè)

Florindo. Rosaura viene e la signora Modestia se ne resta in casa senza di lei. (parte)

SCENA VI.

Strada con la casa del Dottore Geronio.

Geronio con lanterna, ed Ottavio.

Geronio. Signor Ottavio, voi mi dite una gran cosa.

Ottavio. Così è, signor Dottore. Il signor Florindo e la signora Rosaura passano d’accordo fra di loro. Si vogliono sposare, e per quel che ho inteso dire da quel ragazzo senza giudizio, forse, forse questa sera faranno il pasticcio.

Geronio. Vi ringrazio dell’avviso. Vado subito in casa e aprirò gli occhi per invigilare.

Ottavio. Osservate che si apre la vostra porta di strada.

Geronio. Dite davvero?

Ottavio. Escono due persone. Ecco Florindo con Rosaura ammantata.

SCENA VII.

Florindo e Rosaura ammantata di casa del Dottore, e detti.

Geronio. Ah disgraziata!

Florindo. (Siamo scoperti). (si stacca da Rosaura)

Rosaura. (Oimè! Mio padre!).

Geronio. Ti ho pur scoperta, ipocrita scellerata.

Florindo. Maledetto maestro. Meglio è che mi ritiri. (parte)

Ottavio. (Col bastone getta di mano la lanterna al Dottore.)