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L'AVVENTURIERE ONORATO 217

Guglielmo. Addio, galantuomo.

Livia. Che! lo conoscete anche voi? (a Targa)

Targa. Sì signora, l’ho conosciuto in una città dello Stato Veneto, dove era cancelliere del Criminale. (parte)

Aurora. (È bellissima).1 (da sè)

Livia. Quanti mestieri avete fatti?2 (a Guglielmo)

Guglielmo. Che vuol ch’io le dica? Ho fatto anche da cancellier criminale; e per dirle la verità, questo fra tanti mestieri che ho fatto, è stato, secondo me, il più bello, il più dilettevole, il più omogeneo alla mia inclinazione. Un mestier civilissimo, che si esercita con nobiltà, con autorità; che porge l’occasione di trattar frequentemente con persone nobili; che dà campo di poter far del bene, delle carità, dei piaceri onesti; che è utile quanto basta, e tiene la persona discretamente e virtuosamente impiegata.

Livia. Sappiate, signor Guglielmo, che nella mia eredità vi è una giurisdizione comprata da mio padre, in cui vi posso far cancelliere.

Aurora. Se mio marito andrà fuori per governatore, non lascierà voi per un altro.

SCENA XV.

Il Conte Portici e detti.

Conte. Riverisco lor signori. (tutti salutano) Oh poeta mio, vi sono schiavo. (a Guglielmo) Siete qui per fare alcuna delle vostre opere?

Guglielmo. Padrone mio riverito.

Aurora. (Un’altra novità). (da sè)

Livia. Anche poeta? (verso Guglielmo)

Conte. Io l’ho conosciuto in Napoli. Ho inteso delle sue poetiche composizioni, ed ho veduto in parecchi teatri delle sue fatiche.

Aurora. Oh, questa è una bella professione!

Livia. Questo è un mestier dilettevole!

  1. Pap. aggiunge: È vero, è vero; lo so.
  2. Pap.: che avete fatti!