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L'AVVENTURIERE ONORATO 231

Livia. E qual è questo dubbio?

Guglielmo. Ella è sola, io sono un forestiere; con qual titolo onesto vorrebbe ella ch’io stessi in casa?

Livia. Se vi degnate, avrete la bontà di assistere agli affari della mia casa, e di rispondere per me a qualche lettera di rimarco.

Guglielmo. Se mi degno, ella dice? Una signora com’ella è, rende onore e dà fregio a chi ha la sorte di poterla servire.1

SCENA IX.

Il Paggio e detti

Paggio. Signora, è domandata.

Livia. Chi mi vuole?

Paggio. Una giovane forestiera ch’io non conosco.

Livia. Fatti dire chi è.

Paggio. Non lo vuol dire. Desidera parlar con lei.

Livia. Dille che si trattenga, che ora sono da lei.

Paggio. (Il signor maestro viene spesso a dar le lezioni alla mia padrona). (da sè)

Livia. Chi può esser costei? Or ora la vedrò. Signor Guglielmo, tenete questa lettera; vi supplico di rispondere immediatamente.

Guglielmo. Come comanda ella che io risponda? Mi dica il suo sentimento.

Livia. Rispondete come vi piace. Sentite il tenor della lettera, e formate voi quella risposta che le dareste, se foste nel caso mio. (Nella maniera con cui risponderà a questa lettera da me inventata, rileverò s’egli ha il coraggio di aspirare alle nozze di una persona, che da tanti soggetti nobili vien ricercata). (da sè, e parte)

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Liv. Non già a titolo di mercede, che ai pari vostri non si offerisce, ma per alto di mia gratitudine, avrete per ora, oltre il vostro trattamento, un piccolo assegnamento di trenta scudi al mese. Gugl. Mi maraviglio signora. La ricompensa che da lei desidero, ha da essere l’onore della di lei grazia, il compatimento ai miei difetti, qualche occhiata benigna che mi distingua dagli altri suoi servitori, e le prometto attenzione, fedeltà, gratitudine, e sopra tutto zelo e premura di corrispondere alla bontà con cui si compiace di favorirmi. Liv. (Che gentili maniere! Che pensar nobile! Che adorabile tratto!) Gugl. (Ho fatto la mia fortuna). da sè».