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232 ATTO SECONDO

SCENA X.

Guglielmo solo. Bella, bella davvero! Vuol ch’io risponda alla lettera, e non mi dice la sua intenzione. A questo modo, ella non mi fa solamente suo segretario, ma mi rende arbitro del suo cuore. Oh, se ciò fosse vero, felice me! Chi sa? Di questi casi se ne sono dati degli altri. Ma Eleonora? Eleonora si è scordata di me, ed io non mi ricorderò più di lei. Sentiamo il tenore di questa lettera, per pensare a quello che dovrò rispondere. A chi è diretta? A donna Livia. Chi la scrive? Non c’è nemmeno la sottoscrizione. Ella conoscerà il carattere; ma io, se non so chi scrive, non saprò nemmeno in quai termini concepir la risposta. Leggiamo: Cugina amatissima. Scrive un suo cugino. A Voi è noto quanto interesse io mi prenda in tutto ciò che vi può render contenta, poichè, oltre il titolo della parentela, ho una particolare tenerezza per voi... Un cugino ha della tenerezza per lei? Alle volte anche i parenti... Basta, tiriamo innanzi. Non posso perciò dissimulare aver io inteso con qualche sorpresa, che voi distinguete un giovine forestiere, a segno che, ingelositi di lui tutti quelli che aspirano alle vostre nozze, si teme che lo vogliate altrui preferire nel possesso della vostra mano. Si teme dunque ch’ella voglia me preferire? I pretendenti suoi hanno di me gelosia? Convien dire ch’ella abbia dato loro motivo di sospettare così. In fatti ella mi fa arbitro del suo cuore; mi fa rispondere a lettere di questa sorta a piacer mio, dunque siamo a cavallo; donna Livia mi ama, donna Livia è poco meno che mia... Ma adagio, non andiamo di galoppo. Sentiamo il resto di questa lettera. Niuno si può opporre al piacer vostro, ma ricordatevi che perdereste tutta la vostra estimazione, se vi sposaste ad un uomo di vil condizione... In quanto alla nascita, le farò vedere e toccar con mano, che potrei aspirare alle nozze di una che fosse nobile. Questo di cui sento parlare, è un incognito che non sa dar conto di sè. Molti lo credono un impostore. Evvi chi dice