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234 ATTO SECONDO

Eleonora. Ed era unito in società con un altro. Lo tradì il suo compagno, gli portò via i capitali, e il pover’uomo fu costretto a partire.

Livia. Dove andò egli?

Eleonora. A Gaeta.

Livia. A fare il medico?

Eleonora. È vero; la necessità lo fece prender partito.

Livia. Torno in Napoli a rivedervi?

Eleonora. Tornovvi dopo il giro di pochi mesi. Ma siccome lo insidiavano i creditori, assassinati dal compagno infedele, dovette nuovamente partire, e si è ricoverato in Palermo.

Livia. Con voi ha tenuto corrispondenza?

Eleonora. Appena ebbi la prima lettera, mi partii tosto da Napoli per rintracciarlo. I venti contrari mi tennero quattro mesi per viaggio: egli non ha avute mie lettere, e forse mi crederà un’infedele.

Livia. (Ah, mie perdute speranze! Ah Guglielmo, tu non mi dicesti di essere con altra donna impegnato!) (da sè)

Eleonora. Deh, movetevi a pietà di me. Concedetemi ch’io veder possa il mio adorato Guglielmo.

Livia. Eccolo ch’egli viene alla volta nostra. (La gelosia1 mi divora). (da sè)

Eleonora. Oh cielo! La consolazione mi opprime il cuore.

SCENA XII.

Guglielmo con un foglio in mano, e dette.

Guglielmo. Eccomi, signora, colla risposta... (a donna Livia)

Livia. Ecco a chi dovete rispondere. (prende la lettera con disprezzo) Osservate una sposa, che viene in traccia di voi.

Guglielmo. (Eleonora!) (da sè, con ammirazione)

Eleonora. Caro Guglielmo, adorato mio sposo, eccomi a voi, dopo il corso di quattro mesi...

  1. Pap,: Ah, che la gelosia ecc.