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LA CASTALDA 131

Rosaura. Eh! capiterà.

Pantalone. Credeu che l’abbia da capitar presto?

Rosaura. Eh sì, signore, presto.

Pantalone. Saravelo fursi capita?

Rosaura. Potrebbe anch’essere.

Pantalone. Brava! Chi xelo, cara siora?

Rosaura. Spero non anderete in collera.

Pantalone. No, gnente affatto. Chi xelo!

Rosaura. Conoscete il signor Florindo?...

Pantalone. Lo cognosso.

Rosaura. Che vi pare di lui?

Pantalone. No ghe xe mal. Ma se poderia trovar meggio.

Rosaura. Non è forse un giovane proprio e civile? Non è da nostro pari?

Pantalone. Sì, xe vero; ma el gh’ha poche intrae, pochi bezzi; e questi al dì d’ancuo1 i xe quei che se stima.

Rosaura. È vero, signore; ma quando poi...

SCENA XI.

Brighella e detti.

Brighella. Oh de casa! Se pol vegnir? (di dentro)

Pantalone. Chi è? Vegnì avanti.

Brighella. Servitor umilissimo de vussustrissima.

Pantalone. Bondì sioria, cossa comandeu?

Brighella. Illustrissima2 padrona, ghe fazzo umilissima reverenza. (a Rosaura)

Rosaura. Vi riverisco.

Brighella. L’illustrissima siora Beatrice, mia padrona, manda a far riverenza all’illustrissimo sior Pantalon e all’illustrissima siora Rosaura; la manda a veder come i sta de salute, se i ha dormido ben la scorsa notte, e la fa saper alle siorie loro illustrissime, che adessadesso la sarà qua col sterzo, in compagnia

  1. Oggi.
  2. Zatta, qui e più sotto: lustrissima.