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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/106

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96 ATTO TERZO

Bonfil. V’invitai per darvi un segno d’affetto.

Miledi. Mi adulate?

Bonfil. No, dico davvero. Vi partecipo le mie nozze vicine.

Miledi. Con chi?

Bonfil. Con una dama di Scozia.

Miledi. Di qual famiglia?

Bonfil. De’ conti d’Auspingh.

Miledi. Voi mi consolate. Quando avete concluso?

Bonfil. Oggi.

Miledi. Quando verrà la sposa?

Bonfil. La sposa non è lontana.

Miledi. Desidero di vederla.

Bonfil. Milord, date voi questo piacere a Miledi mia sorella. Andate a prendere la Contessa mia sposa; indi datevi a conoscere al di lei padre, e colmatelo di contentezza.

Artur. Vi servo con estraordinario piacere. (parie)

Miledi. Ma come! Ella è in Londra, ella è in casa, ella è vostra sposa, ed io non so nulla di questo?

Bonfil. Vi basti saperlo, prima ch’io le abbia data la mano.

Miledi. Sì, son contentissima, purchè vi leviate d’attorno quella svenevole di Pamela.

Bonfil. Di Pamela parlatene con rispetto1.

SCENA XIV.

Milord Artur, Pamela e detti.

Artur. Eccola; non vuole che io la serva di braccio.

Bonfil. Cara Pamela, ciò disconvenire non sembra2 ad una onestissima sposa.

Pamela. Tale ancora non sono.

Miledi. Come! Che sento! La vostra sposa è Pamela?

Bonfil. Sì, riverite in lei la contessa d’Auspingh.

Miledi. Chi l’ha fatta contessa? Voi?

  1. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Mil. Ella e una vil serva. Bonf. Voi non sapete chi ella sia».
  2. Bett.: non è sconveniente.