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144 ATTO PRIMO

Ottavio. Una vecchia io non la voglio.

Eleonora. Non dico vecchia; ma non tanto giovane.

Rosaura. (La cara signora zia parla per se medesima). (da sè)

Ottavio. Vorrebbe essere, per esempio, così della vostra età.

Eleonora. Per l’appunto. Vi tornerebbe a maraviglia.

Ottavio. E se fosse vedova, anderebbe bene?

Eleonora. Meglio per voi.

Ottavio. Meglio per me! Di ciò, compatitemi, non sono intieramente persuaso.

Eleonora. Una vedova ha più giudizio di una ragazza.

Ottavio. Che dite, signora Rosaura, siete persuasa di quello che dice la signora zia?

Rosaura. Io dico che ognuno difende la propria causa.

Ottavio. Via, ora tocca a voi a difender la vostra.

Rosaura. A una fanciulla non è lecito parlare di queste cose.

Ottavio. Se non la volete difender voi, la difenderò io. Voi siete una giovine di tutto garbo; non è vero, signora donna Eleonora?

Eleonora. Oh! di garbo, per quanto che porta la sua età, e la scarsa educazione che ha avuto. Per altro compatitemi, nipote, per un cavaliere di spirito non sareste il caso.

Rosaura. Sarà come dite. Io non ho nè spirito, ne autorità per sostenere il contrario.

Ottavio. Ma, cara donna Eleonora, avete pur detto voi che il conte Florindo potrà chiamarsi felice con una sposa di tal carattere.

Eleonora. Oh! per un ragazzo è bella e buona; ma per un uomo non sarebbe il caso.1

Rosaura. (La signora zia mi fa delle buone raccomandazioni). (da sè)

Ottavio. Mio nipote è venuto a Napoli. Fra lui e la Marchesina si è trattato il matrimonio, ma non si è concluso. Egli vi ha da prestare l’assenso, e mi dispiacerebbe infinitamente che non volesse ammogliarsi.

  1. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc.: Non dico che sia brutta, ma... (Ehi, sì belletta). È una giovinetta, è graziosina, ma... (Non ha gran giudizio).