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162 ATTO SECONDO

Eleonora. (Per voi, che siete ragazza, è meglio il nipote, per me sarebbe più adattato lo zio).

Rosaura. (Da voi a me non vi è differenza. Non vi ricordate nemmeno di essere maritata)1.

Ottavio. (Ditemi il vero. Vi piace la Marchesina?) (a Florindo)

Florindo. (Mi piace). (ridente)

Ottavio. (La prendereste volentieri per moglie?)

Florindo. (Sì signore). (ridente)

Ottavio. (Ve la ridete?)

Florindo. (Questa non è cosa da farmi piangere).

Ottavio. (Ridi, ridi fin che puoi, che un giorno non riderai). (da sè)

Florindo. (Non so in che mondo mi sia, mi par di sognare).(da sè)

Ottavio. Eccoci a loro; perdonino per amor del cielo, (siedono) Ho chiesto a mio nipote una cosa che mi premeva.

Florindo. Quello che mi ha chiesto mio zio, preme più a me che a lui.

Eleonora. Si può sapere che cosa gli avete chiesto? (al Conte)

Ottavio. Domandatelo a lui.

Eleonora. Io non ho questa libertà col signor Contino.

Rosaura. Ella non ha libertà col nipote, ma collo zio.

Ottavio. Sì signora, voi discorretela col Contino, e noi la discorreremo qui fra di noi, giovani con giovani, e vecchi con vecchi.

Eleonora. Piano con questi vecchi.

Ottavio. Io son vecchio.

Eleonora. Non è vero: ma quando lo foste voi, non lo sono io.

Ottavio. Se siete giovine, non fate per me.

Eleonora. Per qual causa?

Ottavio. Perchè non mi piacciono le ragazzate.

Eleonora. Via, fino che diceste donna di mezza età, ma vecchia poi...

Ottavio. Cara adorabile mezza età, mi volete bene? (ad Eleonora)

Rosaura. Signor Conte, mi rallegro con lei.

Ottavio. Eh, badate ai fatti vostri, lasciateci stare.

  1. Bett., Pap. ecc. aggiungono: «Eleon. (Via, che siete una fraschetta)».