Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/242

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228 ATTO PRIMO

Florindo. Voi m’incolpate a torto.

Pantalone. Povero fantolini Metteghe el deo1 in bocca. Poveretto! A mi no se me struccola2 zeole3 in ti occhi, avè sconto la macchina. Godevela, e mi strazio el contratto, e no ve voggio più cognosser gnanca per prossimo.

Florindo. Signor Pantalone, vi prego per amor del cielo.

Pantalone. Cossa me pregheu? Che ve tegna terzo a rovinar mia fia?

Florindo. Se non temessi la vostra collera, vi svelerei un arcano.

Pantalone. Coss’è? Qualche panchiana?

Florindo. Mi promettete da uomo d’onore di non andare in collera, se vi dico la verità?

Pantalone. Via, se me disè la verità, ve prometto non andar in collera.

Florindo. Giuratelo.

Pantalone. Zuro da omo onorato.

Florindo. Caro signor Pantalone, compatite un piccolo trasporto d’amore; quella maschera che è là dentro, è la signora Rosaura vostra figlia.

Pantalone. Mia fia? (alterato)

Florindo. Avete giurato di non andar in collera.

Pantalone. Come xela qua sta desgraziada?

Florindo. Sono tre giorni che non mi vede. È venuta per un momento con la cameriera. In quel punto siete arrivato voi, e la povera giovine per timor si è nascosta.

Pantalone. Ah frasconazza! Ma stimo mia sorella lassarla vegnir.

Florindo. Signor Pantalone, avete promesso non andar in collera.

Pantalone. Sentì; me la lasso passar, perchè l’ha da esser vostra muggier; ma che no la fazza mai più de ste cosse. E vu no ghe de motivo de farle; lassè el zogo e voggièghe ben.

Florindo. Oh, lo lascio assolutamente.

Pantalone. Fèla vegnir qua.

Florindo. Siete in collera?

  1. Dito
  2. Strucolar, stringere con affetto. Qui vale strizzare.
  3. Cipolle.