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IL GIUOCATORE 233

Lelio. Cinque.

Tiburzio. Nove.

Florindo. Cinque e nove. (giuoco) Nove; il diavolo dorme, ne ho tirata una; cinque, eccolo qui; tutti i punti contrari. (mescola e taglia)

Lelio. Cinque.

Tiburzio. Sette.

Florindo. Il sette non lo tengo.

Tiburzio. Se non tenete il sette, non giuoco più.

Florindo. Via, per questa volta lo terrò. (giuoca) Cinque. Oh diavolo, diavolo! Subito la seconda.

Lelio. Paroli.

Florindo. Voglio perder la testa. (giuoco) Ecco il sette. Oh maledetto sette!

Tiburzio. Alla pace.

Florindo. No, paroli

Tiburzio. Benissimo, paroli.

Florindo. Se do questi due paroli, mi voglio tagliar le mani. (giuoca) Oh sette, sette! Oh, diavolo, portati questo sette. Sudo tutto, non posso più; ecco il fante, ecco il fante; povero me! Li do tutti. Brighella, Brighella.

SCENA XVIII.

Un Servitore e detti.

Servitore. Illustrissimo, messer Brighella non c’è.

Florindo. Dov’è andato?

Servitore. A provvedere alcune cose per il pranzo di vossignoria illustrissima.

Florindo. Chi ha le chiavi del denaro?

Servitore. Messer Brighella non dà le chiavi a nessuno.

Florindo. Presto, cercatelo... Ma no, fermate... Dove tiene i denari? Butterò giù la serratura.

Servitore. Io non lo so dove tenga i denari.