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IL GIUOCATORE 255

SCENA XII.

Rosaura e detta.

Rosaura. Serva, signora zia.

Gandolfa. Buon giorno, nipote, buon giorno.

Rosaura. Mi ha detto il signor Florindo che l’avete consolato.

Gandolfa. V’ha forse raccontato tutto?

Rosaura. Sì, in due parole mi ha detto il tutto.

Gandolfa. (Che ciarlone!) (da sè)

Rosaura. Egli è consolato e sono consolata anch’io.

Gandolfa. Voi, come ci entrate?

Rosaura. C’entro, perchè quello che fate per il signor Florindo, s’intende anche fatto per me.

Gandolfa. Come? Per voi?

Rosaura. Non ha egli a essere mio sposo?

Gandolfa. Vostro sposo? Può darsi che sia, e anche che non sia.

Rosaura. Col vostro mezzo spero di conseguirlo.

Gandolfa. In queste cose non ci voglio entrare. Sono anch’io fanciulla, e le fanciulle non c’entrano.

Rosaura. Ma egli mi ha detto che l’avete consolato.

Gandolfa. Sì bene, l’ho consolato.

Rosaura. Dunque avete promesso di parlare per noi a mio padre.

Gandolfa. Ah v’ingannate, signora, v’ingannate.

Rosaura. M’inganno? Come dunque l’avete consolato?

Gandolfa. Come? Oh se sapeste come!

Rosaura. Via, ditemi, come?

Gandolfa. Meno ciarle, non avete da saper altro.

Rosaura. Non ho da saper altro? Florindo è il mio sposo.

Gandolfa. Questa volta penso che potrete spazzarvi la bocca.

Rosaura. Vi è qualche novità?

Gandolfa. Certo che sì.

Rosaura. Egli è venuto qui per assicurarmi della sua fede.

Gandolfa. In questa casa non vi sono altre fanciulle che voi?

Rosaura. Chi v’è: Colombina?

Gandolfa. Non ve ne sono altre?