Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/326

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310 ATTO PRIMO

Trivella. Per dove? se la domanda è lecita.

Florindo. Voglio tornare a Venezia.

Trivella. Così improvvisamente? L’è successo qualche disgrazia? Ha ella avuto qualche cattivo incontro?

Florindo. Per adesso non ti dico altro. Per viaggio ti conterò tutto.

Trivella. Caro signor padrone, perdoni se un servitore a troppo si avanza; ma ella sa la mia fedeltà, e si ricordi che il suo signore zio, in questo viaggio che le ha accordato di fare, mi ha dato l’onore di servirla, come antico di casa, ed ha avuto la bontà di dire che si fidava unicamente di me, e che alla mia fedel servitù appoggiava le sue speranze. La supplico per amor del cielo di farmi partecipe del motivo della sua risoluzione, acciò possa assicurare il suo signore zio, che una giusta ragione l’ha indotto a partire in una maniera, che darà certamente da mormorare.

Florindo. Caro Trivella, il tempo passa, e non lo posso perdere in farti un lungo discorso, per parteciparti i motivi della mia partenza. Questa volta contentati di fare a modo mio. Va a ordinare questo calesse1.

Trivella. Sanno questi signori, dei quali è ospite, che vuol andar via?

Florindo. Non lo sanno; ma in due parole glielo dico, mi licenzio, li ringrazio e parto.

Trivella. Che vuol ella che dicano di questa improvvisa risoluzione?

Florindo. Dirò che una lettera di mio zio mi obbliga a partire subito.

Trivella. Dispiacerà alla signora Beatrice che V. S. vada via2.

Florindo. La signora Beatrice merita ogni rispetto, ed io la venero come zia di Lelio, ma nell’età sua avanzata la sua passione è ridicola e m’incomoda infinitamente.

  1. L’ed. Paperini aggiunge: che per viaggio ti conterò tutto.
  2. Pap.: che vada via, perchè la vedeva molto volentieri. Poi segue: «Flor. La signora Beatrice ha il suo merito, non è fanciulla da disprezzarsi, ma non ha forza da trattenermi. Triv. Forse dispiacerà più al signor Lelio suo fratello. Fior. Il signor Lelio è il più caro amico ch’io abbia al mondo. Dispiace ancora a me di lasciarlo, ma non posso fare a meno. Per amor suo son partito da Venezia, e son venuto a Bologna. A Venezia l’ho tenuto ecc.».