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374 ATTO TERZO


miserabile.1 Ma via, concludiamo. Quanto le volete dare di contraddote?

Florindo. (Già deve esser mia, non importa). (da sè) Via, gli darò seimila scudi.

Ottavio. Promettendo darle di contraddote seimila scudi, e questi pagarli subito nella stipulazione del contratto al signor Ottavio di lei padre...

Florindo. Perchè li ho io da dare a voi?

Ottavio. Il padre è il legittimo amministratore dei beni della figliuola.

Florindo. E il marito è amministratore dei beni della moglie, e la contraddote non si dà, se non in caso di separazione o di morte.

Ottavio. Ma io ho da vivere sulla contraddote della figliuola.

Florindo. Per qual ragione?

Ottavio. Perchè son miserabile.

Florindo. I seimila scudi nelle vostre mani non vengono certamente.

Ottavio. Fate una cosa, mantenetemi voi.

Florindo. Se volete venire a Venezia con me, siete padrone.

Ottavio. Sì, verrò... (Ma lo scrigno?... Non lo potrò portare con me... E i danari che ho dati a interesse?... No, non ci vado). (da sè) Fate una cosa, datemi cento doppie, e tenetevi la contraddote.2

Florindo. Benissimo; tutto quel che volete. (Amore mi obbliga a sagrificare ogni cosa). (da sè)

Ottavio. Son miserabile. Non so come vivere. Mandatele le camicie.

Florindo. Signor sì, le manderò.

Ottavio. Mandate la tela, che le farò cucire da Colombina. (Ne farò quattro anche per me). (da sè)

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Una volta, in mia giovenlù, ho speso per dar da pranzo a quattro amici, sino a sette paoli in un giorno. Fior. Cospetto di bacco! avete fatto assai. Ott. Oh, se avessi adesso quei sette paoli, beato me! Fior. Dopo tant’anni, ancora piangete sette paoli? Ott. Li piangerò eternamente. Ma via, concludiamo ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Flor. Per quel che vedo, volete far mercanzia della vostra figliuola. Ott. Son miserabile ecc.».