Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/40

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30 ATTO PRIMO

Bonfil. Levatemivi dagli occhi. (come sopra)

Jevre. Vado. (La luna è torbida). (da sè, va per partire)

Bonfil. Ehi. (chiama)

Jevre. Signore. (da lontano)

Bonfil. Venite qui.

Jevre. Eccomi.

Bonfil. Dov’è andata Pamela?

Jevre. Parmi che sinora sia stata qui.

Bonfil. Sì, inutilmente.

Jevre. E che cosa vi ho da far io?

Bonfil. Cercatela; voglio sapere dov’è.

Jevre. La cercherò, ma è qui Miledi vostra sorella.

Bonfil. Vada al diavolo.

Jevre. Non la volete ricevere?

Bonfil. No.

Jevre. Ma cosa le ho da dire?

Bonfil. Che vada al diavolo.

Jevre. Sì sì, già ella e il diavolo1 credo che si conoscano.

Bonfil. Ah Jevre, Jevre, trovatemi la mia Pamela.

Jevre. Pamela è troppo onesta per voi.

Bonfil. Ah! che Pamela è la più bella creatura di questo mondo.

Jevre. Lasciatela stare, povera ragazza, lasciatela stare.

Bonfil. Trovatemi la mia Pamela, la voglio.

Jevre. Vi dico ch’è onesta, che morirà piuttosto...

Bonfil. Io non le voglio far verun male.

Jevre. Ma! la volete sposare?

Bonfil. Che tu sia maledetta. La voglio vedere.

Jevre. (In atto di partire, senza parlare.)

Bonfil. Dove vai? Dove vai?

Jevre. Da poco in qua siete diventato un diavolo ancora voi.

Bonfil. Ah Jevre, fatemi venire Pamela.

Jevre. In verità, che mi fate pietà.

Bonfil. Sì, sono in uno stato da far pietà.

  1. Bett.: già il diavolo e lei.