Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/42

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32 ATTO PRIMO

Miledi. Segretario. (a Villiome)

Villiome. Miledi1.

Miledi. Che cosa2 sono quei fogli?

Villiome. Perdonate3, i segretari non parlano. (parte)

Miledi. (Sarà meglio che io me ne vada. A pranzo gli parlerò), (da sè) Milord, addio. (si alza)

Bonfil. Che volevate voi dirmi?

Miledi. È giunto in Londra il Cavalier mio nipote.

Bonfil. Sì? me ne rallegro.

Miledi. Fra poco verrà a visitarvi.

Bonfil. Lo vedrò volentieri.

Miledi. Il giro d’Europa l’ha reso disinvolto e brillante.

Bonfil. Ammirerò i suoi profitti.

Miledi. (parmi alquanto rasserenato. Voglio4 arrischiarmi a parlar di Pamela). (da sè) Ditemi, fratello amatissimo, vi siete ancora determinato a concedermi per cameriera Pamela? Che dite? Avete delle difficoltà? Pamela è una buona fanciulla; nostra madre5 l’amava, ed io ne terrò conto egualmente. Voi non ne avete bisogno. Una giovine come lei non istà bene in casa con un padrone che non ha moglie. Piuttosto quando sarete ammogliato, se vi premerà, ve la darò volentieri. Che ne dite, Milord? Siete contento? Pamela verrà a star meco6?

Bonfil. Sì. Pamela verrà a stare con voi.

Miledi. Posso dunque andarla a sollecitare, perchè si disponga a venir meco?

Bonfil. Sì, andate.

Miledi. (Vado subito, prima ch’egli si penta). (da sè, e parte)

Bonfil. Questo sforzo è necessario alla nobiltà del mio sangue. Ah! che mi sento morire. Cara Pamela, e sarà vero che non ti veda più meco? (pensa un poco, e poi chiama) Ehi.

  1. Bett. e Pap.: madama.
  2. Bett.: Cosa.
  3. Bett.: Perdonatemi, madama.
  4. Bett.: Vuò.
  5. Bett. e Pap.: è una buona ragazza; mia madre.
  6. Bett.: a stare con me?