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438 ATTO PRIMO

Rosaura. E quale?

Beatrice. Un bel marito.

Rosaura. Oh, mi fate ridere! (ridendo)

Beatrice. Ah, ah, il marito vi fa ridere.

Rosaura. Non rido del marito, rido di voi che lo dite con quella grazia.

Beatrice. Volete ch’io vi trovi questo medicamento?

Rosaura. Oh, siete pur curiosa! (ridendo)

Beatrice. Ditemi in confidenza, avete nessuno che vi vada a genio?

Rosaura. Oh via, non mi dite queste cose.

Beatrice. Se avete soggezione a dirlo a vostro padre, confidatelo a me, e vi prometto che farò le cose con buona grazia.

Rosaura. Ah, ah, che cara signora Beatrice! Un poco della vostra allegria mi farebbe tanto bene! (ridendo)

Beatrice. Mi consolate, quando vi vedo ridere.

Rosaura. Voi fareste ridere i sassi.

SCENA XIII.

Pantalone e dette.

Pantalone. Coss’è, fia mia, steu meggio?

Rosaura. Ahi il mio cuore! Oh dio! Che dolor di cuore! (sospirando)

Pantalone. Poverazza! Sempre cussì, siora Beatrice, sempre cussì.

Beatrice. (Suo padre le ha fatto venire il male di cuore).(da sè)

Pantalone. Hastu magna gnente?

Rosaura. Niente affatto... non posso mangiare. (con affanno)

Pantalone. Cara fìa, magna qualcossa, se ti me vol ben, magna per amor de to pare.

Rosaura. Ma se non posso.

Beatrice. Via, mangiate, ve l’ha ordinato il dottor Onesti.

Rosaura. Ah! mi sforzerò. (un poco ridendo)

Pantalone. Ti fa bocca da rider, cara? Ti ridi, le mie raìse?1

  1. Raìse non vuol dir che radice, ma si usa questa frase, come se si dicesse vita mia, radice, sostegno della mia vita.