Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/472

Da Wikisource.
454 ATTO SECONDO

Pantalone. Mi resto incantà. L’è un mal che no se capisse.

Onesti. Eppure io lo capisco perfettamente.

Colombina. Signor padrone, vi sono delle persone che vi domandano.

Pantalone. Chi èli?

Colombina. Mi paiono medici.

Pantalone. Sì, sì, va là, dighe che vegno.

Colombina. Questa casa è divenuta uno spedale. (parte)

SCENA IX.

Il dottor Onesti e Pantalone.

Pantalone. Sior dottor caro, sta putta no xe varìa. Par che un medicamento ghe fazza ben, ma la torna pezo che mai. Se la se contenta, voi che femo un pochetto de consulto.

Onesti. Signor Pantalone, voi gettate via il vostro denaro; il male di vostra figlia non ha bisogno di consulti.

Pantalone. Oh, me maraveggio, patron, se tratta del mio sangue; vaga la casa e i coppi1, ma voi sentir l’opinion de altri miedeghi; a ela no fazzo torto; la xe el miedego della cura, e no intendo de licenziarla.

Onesti. Caro amico, i consulti sono spesse volte la rovina degli ammalati. La moltitudine dei medici produce della confusione. O sono tutti d’accordo, ed è superfluo il moltiplicarli, o sono discordi, e l’ammalato si fa morire più presto.

Pantalone. Ma cara ela, perchè me vorla impedir che me toga sta soddisfazion?

Onesti. O vi fidate di me, o non vi fidate. Se vi fidate, lasciatemi operare; se non vi fidate, prendete un altro medico, e contentatevi di uno solo.

Pantalone. Mi de ela me fido. Ma gnancora la m’ha savesto dir che mal che gh’abbia mia fia?

Onesti. Sapete che male ha vostra figlia?

Pantalone. Via, che mal gh’ala?

  1. Vada tutto, si spenda tutto. [nota originale]