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462 ATTO SECONDO

Merlino. Obbligatissimo. (A me meno degli altri?) (da sè)

Pantalone. Cossa me disela de mia fia?

Merlino. Faccia a modo del signor dottor Onesti, e non potrà errare.

Tarquinio. Ma il sangue è necessario.

Merlino. Certamente il sangue vi vorrà senz’altro. (parte)

Pantalone. (Oh che caro dottor panchiana!1 Sior sì, sior no, de qua, de là, co fa le banderiole2). (da sè)

Tarquinio. Signor Pantalone, gli son servo.

Pantalone. Anca mi a ela.

Tarquinio. Mi comanda?

Pantalone. La so cara grazia.

Onesti. (Ehi, vuol la paga egli pure). (piano a Pantalone)

Pantalone. (Anca elo? per cossa?)

Onesti. (Non avete sentito quante volte ha detto sangue, sangue; bisogna pagarlo).

Pantalone. Co ghe vorrà sangue, me prevalere de ela.

Tarquinio. Signore, io ho detto la mia opinione.

Pantalone. E mi la mia.3

Onesti. E convien pagarlo.

Pantalone. Co l’è cussì, besogna pagarlo. Questo xe un filippo: xela contenta?

Tarquinio. Contentissimo. Anzi per farvi vedere che vi sono grato, voglio darvi un altro ricordo.

Pantalone. La me farà grazia.

Tarquinio. Se la signora Rosaura non volesse il sangue, se le potrebbero applicar le ventose. (parte)

  1. Ciarlona. [nota originale]
  2. Come le girandole. [nota originale]
  3. Segue nell’ed. Pap.; «Tarq. Ma io ho perso mezz’ora con lei senza frutto. Pant. E mi ho perso mezz’ora con lor siori senza profitto. Tarq. Per me ha sentito; ho detto sangue. Pant. E mi la sente: digo pagherò. Tarq. E per il consulto? Pant. E per il consulto... On. E per il consulto convien pagarlo. Pant. Co l’è cussì, bisogna ecc.»