Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/481

Da Wikisource.

LA FINTA AMMALATA 463

SCENA XIV.

Il dottore Onesti e Pantalone.

Pantalone. Grazie de sto bel recordo. In verità son contento! Oh, adesso son qua da ela. La lassa che anca co ela fazza el mio debito, e ghe paga sto consulto.

Onesti. Mi meraviglio: di questo consulto non voglio nulla.

Pantalone. Mo perchè?

Onesti. Perchè non voglio profittare della vostra troppa credulità.

Pantalone. La m’ha pur dito ela che daga la paga ai altri miedeghi.

Onesti. A quelli si conveniva una tal paga, perchè vivono d’impostura, non a me che mi compiaccio unicamente degli onesti profitti. Vi ripeto ciò che vi ho detto a principio: Vostra figlia ha un’infermità, a cui non giovano nè i rimedi, nè i medici. Ella non vuol consulti, ma vuol marito. Io ho rilevato il suo male; tocca a voi a scoprire qual abbia a essere la sua medicina. (parte)

SCENA XV.

Pantalone solo.

Pussibile che mia fia senta tanti incomodi per voggia de mario? Ma se quando ho parlà de maridarla la s’ha sconvolto, e l’è squasi andada in accidente? Oh, sto sior dottor Onesti xe troppo zovene; nol gh’ha altro in testa che frascherie1; nol fava altro che contradir a quel gran omo del dottor Bonatesta, e sì credo che ghe ne sappia più elo col dorme, che sto sior dottor quando el veggia. No se sente che l’è un omo grando? El parla squasi sempre latin. (parte)

  1. Che barzellette. [nota originale]