Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/49

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PAMELA 39

Bonfil. Non mi rispondere, che ti rompo il capo. (Isacco parte, e poi torna)

Artur. (Milord è agitato). (da sè)

Bonfil. Sediamo.

Artur. Avete voi veduto il cavaliere Emold?

Bonfil. No, ma forse verrà stamane a vedermi.

Artur. Sono cinque anni che viaggia. Ha fatto tutto il giro dell’Europa.

Bonfil. Il più bello studio che far possa un uomo nobile, è quello di vedere il mondo.

Artur. Sì1, chi non esce dal suo paese, vive pieno di pregiudizi.

Bonfil. Vi sono di quelli che credono non vi sia altro mondo che la loro patria.

Artur. Col viaggiare i superbi diventano docili.

Bonfil. Ma qualche volta i pazzi impazziscono più che mai.

Artur. Certamente; il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non sa leggere. (Isacco, col tè ed il rak e varie chicchere, entra e pone tutto sul tavolino: Bonfil versa il tè, ponendovi lo zucchero e poi il rak, e ne dà una tazza ad Artur; una ne prende per sè, e bevono.)

Isacco. Signore. (a Bonfil)

Bonfil. Che c’è?

Isacco. Milord Curbrech e il cavaliere Ernold vorrebbero riverirvi.

Bonfil. Passino. (Isacco parte)

Artur. Vedremo che profitto avrà fatto il nostro viaggiatore.

Bonfil. Se non avrà acquistata prudenza, avrà approfittato poco.

SCENA XV.

Milord Curbrech, e Isacco che porta la sedia, poi parte; e detti.

Curbrech. Milord.

Bonfil. Milord.

Artur. Amico.

Bonfil. Favorite, bevete con noi. (a Curbrech)

  1. Bett.: Certo.