Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/50

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40 ATTO PRIMO

Curbrech. Il tè non si rifiuta.

Artur. È bevanda salutare..

Bonfil. Volete rak? (a Curbrech)

Curbrech. Sì, rak.

Bonfil. Ora vi servo. Dov’è il Cavaliere? (gli empie la chicchera, e gliela dà)

Curbrech. È restato da Miledi sua zia. Ora viene.

Artur. Com’è riuscito il Cavaliere dopo i suoi viaggi?

Curbrech. Parla troppo.

Bonfil. Male.

Curbrech. È pieno di mondo.

Bonfil. Di mondo buono, o di mondo cattivo?

Curbrech. V’ha dell’uno e dell’altro.

Bonfil. Mescolanza pericolosa.

Artur. Eccolo.

Curbrech. Vedetelo, come ha l’aria francese.

Bonfil. L’aria di Parigi non è sempre buona1 per navigare il canale di Londra.

SCENA XVI.

Il cavaliere Ernold, ed Isacco che accomoda un’altra sedia, e detti.

Ernold. Milord Bonfil, milord Artur, cari amici, miei buoni amici, vostro servitor di buon cuore. (con aria brillante)

Bonfil. Amico, siate il benvenuto. Accomodatevi.

Artur. Mi rallegro vedervi ritornato alla patria.

Ernold. Mi ci vedrete per poco.

Artur. Per qual causa?

Ernold. In Londra non ci posso più stare. Oh bella cosa il viaggiare! Oh dolcissima cosa il variar paese, il variare nazione! Oggi qua, domani là. Vedere i magnifici trattamenti, le splendide corti, l’abbondanza delle merci, la quantità del popolo, la sontuosità delle fabbriche. Che volete che io faccia in Londra?

  1. Bett.: non è buona.