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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/60

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50 ATTO SECONDO

Bonfil. Cosa vuoi?

Isacco. Milord Artur.

Bonfil. Venga. A tempo egli arriva. La sua buona amicizia mi darà de’ sinceri consigli. Soffrano ancor per poco Pamela e Jevre la pena de’ loro timorosi pensieri. Qualche cosa risolverò.

SCENA II.

Milord Artur e detto.

Artur. Amico, troppo presto vi rinnovo l’incomodo di mia persona.

Bonfil. Vi amo sempre, e vi desidero or più che mai.

Artur. Vi contentate che io parli con libertà?

Bonfil. Sì, vi prego di farlo sinceramente.

Artur. Sono informato della ragione, per cui stamane teneste meco il forte ragionamento.

Bonfil. Caro amico, non sapete voi compatirmi?

Artur. Sì, vi compatisco, ma vi compiango.

Bonfil. Trovate voi che il mio caso meriti d’esser compianto?

Artur. Moltissimo. Vi par poco per un uomo di merito, di virtù, il sacrifìcio del suo cuore e della sua ragione?

Bonfil. Il cuore vi confesso averlo perduto. Ma se voi m’imputate aver io operato senza ragione, Milord, credetemi, voi v’ingannate.

Artur. Qual argomento avete voi per sostenere che il vostro amore sia ragionevole?

Bonfil. Amico, avete veduta Pamela?

Artur. Sì, l’ho veduta, ma non con i vostri occhi.

Bonfil. Negherete voi ch’ella sia bella, ch’ella sia amabile?

Artur. È bella, è amabile: io lo1 concedo; ma tutto ciò è troppo poco in confronto di quella pace che andate perdendo.

Bonfil. Ah Milord, Pamela ha un gran pregio, che non vedono ne i vostri occhi, nè i miei.

Artur. E in che consiste questo suo invisibile pregio?

  1. Bett.: è amabile, ve lo.