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PAMELA 57

Longman. (Senza parlare fa una riverenza a Milord, e parte.)

Bonfil. Ah no, non sarà possibile ch’io vegga d’altri Pamela, senza morire. Ma la parola che ne ho data all’amico? Sarò volubile a questo segno? Mi cambierò ogni momento? Orsù, cedasi alla ragione, trionfi l’orgoglio e si sagrifichi il cuore. Madama Jevre trovi a Pamela lo sposo. Io non tornerò a Londra, prima ch’ella non sia legata ad altrui. E allora potrò io vivere? No, morirò certamente, e la mia morte sarà trofeo delle massime rigorose del vero onore. Veggasi Pamela, ma per l’ultima volta. (va ad aprir colla chiave)

SCENA IV.

Madama Jevre e detto.

Jevre. Signore, vi sembra ancor tempo di liberarmi di carcere?

Bonfil. Dov’è Pamela?

Jevre. È in quella camera che piange, sospira e trema.

Bonfil. Trema? Di che ha ella paura?

Jevre. Di voi, che siete peggio di Satanasso.

Bonfil. Le ho fatto io qualche ingiuria?

Jevre. Voi non vi conoscete.

Bonfil. Che vorreste voi dire?

Jevre. Quando siete in collera, fate paura a mezzo mondo.

Bonfil. La mia collera è figlia dell’amor mio.

Jevre. Maledetto amore!

Bonfil. Dite a Pamela che venga qui.

Jevre. Ma che cosa volete da quella povera figliuola?

Bonfil. Le voglio parlare.

Jevre. E non altro?

Bonfil. E non altro.

Jevre. Posso fidarmi?

Bonfil. L’onestà di Pamela merita ogni rispetto.

Jevre. Che siate benedetto! Ora la faccio venire. (si allontana un poco, poi torna indietro) Ma ehi, signor padrone, non vorrei che mirando Pamela, la sua bellezza vi facesse scordare della sua onestà.