Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/73

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PAMELA 63

Pamela. Ah no, permettetemi ch’io me ne vada.

Bonfil. Lo vedi, crudele! Tu sei, tu sei che vuoi partire; non son io che ti manda.

Jevre. (Oh che bei pazzi!) (da sè)

SCENA VI.

Isacco e detti.

Isacco. Signore.

Bonfil. Maledetto! Che cosa vuoi?

Isacco. Milord Artur.

Bonfil. Vada... No, fermati. (pensa un poco) Digli che venga.

Jevre. Noi, signore, ce n’andremo.

Bonfil. Bene.

Jevre. Pamela, andiamo.

Pamela. (Fa riverenza a Milord e vuol partire.)

Bonfil. Te ne vai senza dirmi nulla? (a Pamela)

Pamela. Non so che dire: siate benedetto.

Bonfil. Non mi vedrai più.

Pamela. Pazienza.

Bonfil. Non mi baci la mano?

Pamela. Ve l’ho bagnata di lagrime.

Bonfil. Ecco Milord.

Pamela. Signore...

Bonfil. Vattene per pietà.

Pamela. Povera sventurata Pamela! (sospirando parte)

Jevre. (Io credo che tutti due sieno cotti spolpati). (da sè, parte)

Bonfil. (Quanto volentieri mi darei la morte!)

SCENA VII.

Milord Artur e detto, poi Isacco.

Artur. Amico, eccomi a voi...

Bonfil. Ehi. (chiama)

Artur. (Milord è turbato. Pena tuttavia nel risolvere). (da sè)