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PAMELA 79

Bonfil. In casa mia ha strapazzata madama Jevre; ha fatte delle impertinenze a Pamela; ha perduto il rispetto a me, che sono il loro padrone.

Artur. Milord, un momento di quiete. Trattenete per un solo momento lo sdegno. Il Cavaliere vi ha offeso; avete ragione di vendicarvi. Ma prima ditemi, da cavaliere, da uomo d’onore, da vero leale Inglese, ditemi se in questo vostro furore vi ha alcuna parte la gelosia.

Bonfil. Non ho luogo a discernere quale delle mie passioni mi spinga. Vi dico solo che il perfido ha da morire.

Artur. Non vi riuscirà di farlo, prima che non abbiate calmata la vostra ira.

Bonfil. Chi può vietarlo?

Artur. Io.

Bonfil. Voi?

Artur. Sì, io che son vostro amico; io, che avendo il cuore non occupato, so distinguere il valor dell’offesa.

Bonfil. La temerità di colui non merita di esser punita?

Artur. Sì, lo merita.

Bonfil. A chi tocca vendicare i miei torti?

Artur. Tocca a milord Bonfìl.

Bonfil. Ed io chi sono?

Artur. Voi siete in questo punto un amante, che freme di gelosia. Non avete a confondere l’amor di Pamela coll’onor della vostra casa.

Bonfil. L’onore e l’amore, tutto mi sprona, tutto mi sollecita. Quel perfido ha da morire1.

Artur. Ah Milord, acquietatevi.

Bonfil. Son fuor di me stesso.

  1. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Art. Domani lo sfiderete. Bonf. Non posso fin a domani trattener la mia collera. Art. Dunque che pensereste di fare? Bonf. Ucciderlo in questo momento. Art. Ah Milord ecc.»