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80 ATTO TERZO

SCENA III.

Madama Jevre e detti.

Jevre. Signore.

Bonfil. Dov’è il Cavaliere?

Jevre. Sa che siete sdegnato, ed è partito.

Bonfil. Lo raggiungerò. (in atto di voler partire)

Jevre. Signore, sentite.

Bonfil. Che ho da sentire?

Jevre. È arrivato in questo punto il padre di Pamela.

Bonfil. Il padre di Pamela? Che vuole?

Jevre. Vuole condur seco sua figlia.

Bonfil. Dove?

Jevre. Al di lui paese.1

Bonfil. Ha da parlare con me.

Jevre. Voi non l’avete accordato?

Bonfil. Dove trovasi questo vecchio?

Jevre. In una camera con sua figlia.

Bonfil. Or ora mi sentirà. (parte)

Artur. Ecco come una passione cede il luogo ad un’altra. L’amore ha superato lo sdegno.

Jevre. Signore, che cosa ha da essere di questo mio povero padrone?

Artur. Egli è in uno stato che merita compassione.

Jevre. Com’è accaduto il suo svenimento? Dalla sua bocca non ho potuto ricavare un accento.

Artur. Egli non faceva che sospirare, e appena usciti di Londra, mi cadde fra le braccia svenuto.

Jevre. Avete fatto bene a tornare indietro.

Artur. Lo soccorsi con qualche spirito, ma solo alla vista di questa casa riprese fiato.

Jevre. Qui, qui vi è la medicina per il suo male.

Artur. Ama egli Pamela?

  1. Bett. e Pap.: Al suo rustico albergo.