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PAMELA | 81 |
Jevre. Poverino! L’adora.
Artur. Pamela è savia?
Jevre. È onestissima.
Artur. È necessario che da lui si divida.
Jevre. Ma non potrebbe...
Artur. Che cosa?
Jevre. Sposarla?
Artur. Madama Jevre, questi sentimenti non sono degni di voi. Se amate il vostro padrone, non fate si poco conto dell’onor suo.
Jevre. Ma ha da morir dal dolore?
Artur. Sì, piuttosto morire, che sagrificare il proprio decoro. (parte)
Jevre. Che si abbia a morire per salvar l’onore, l’intendo; ma che sia disonore sposare una povera ragazza onesta, non la capisco. Io ho sentito dir tante volte che il mondo sarebbe più bello, se non l’avessero guastato gli uomini, i quali per cagione della superbia, hanno sconcertato il bellissimo ordine della natura. Questa madre comune ci considera tutti eguali, e l’alterigia dei grandi non si degna dei piccoli. Ma verrà un giorno, che dei piccoli e dei grandi si farà nuovamente tutta una pasta. (parte)
SCENA IV.
Pamela e Andreuve suo padre.
Pamela. Oh caro padre, quanta consolazione voi mi recate!
Andreuve. Ah Pamela, sento ringiovenirmi nel rivederti.
Pamela. Che fa la mia cara madre?
Andreuve. Soffre con ammirabil costanza i disagi della povertà e quelli della vecchiezza.
Pamela. È ella assai vecchia?
Andreuve. Guardami. Son io vecchio? Siamo d’età conformi, se non che prevale in me un non so che di virile, che manca in lei. Io ho fatto venti miglia in due giorni, ella non li farebbe in un mese.