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160 ATTO PRIMO


clemenza del Re del perdono, e uscì il favorevol rescritto che, pacificati li due nemici, potessero ritornare alle case loro. Il conte Ruggiero, che fu il primo ad averne notizia, si portò in Napoli e cercò subito di vostro padre, ov’egli non ardiva darsi a conoscere; ma finalmente assicurato del motivo per cui veniva ricercato, si scoprì a persone delle quali potea meglio fidarsi. L’affare è maneggiato assai bene, si pacificherà col nemico, e anderà fra poco a godere i propri beni, la patria, gli antichi amici, e più di tutto goderà di voi, sua unica e cara figlia, senza sospetti, senza riserve, e morrà contento, se prima potrà vedervi nello stato comodo, in cui siete nata.

Rosaura. Mio padre è in Napoli, ed io non l’ho mai conosciuto?

Ridolfo. Un esule della Sardegna non potea in Napoli manifestarsi senza timore.

Rosaura. Ed ora perchè non viene a scoprirsi alla sua unica figlia?

Ridolfo. La pace non è ancor fra i due nemici conclusa.

Rosaura. E che si aspetta a concluderla?

Ridolfo. Che voi ne prestiate l’assenso.

Rosaura. Io? Si teme forse che del mio sangue possa io volere vendetta?

Ridolfo. No, udite. I mediatori di questa pace hanno stabilito, che per una vicendevole sicurezza d’essersi ogni odio estinto, voi abbiate a sposarvi al figlio unico del conte Ruggiero.

Rosaura. (Oimè! Che sento?) (da sè)

Ridolfo. In fatti, se queste due famiglie si uniscono, formeranno col tempo nei vostri figli la casa più potente della Sardegna. Nè voi odiate lo sposo, nè lo sposo è in grado di aver odio verso di voi. Quello dei genitori si sarà estinto cogli anni, e il desiderio di terminar i giorni felici nelle case loro paterne, li farà desiderare la concordia e la pace.

Rosaura. (Ecco per me una nuova sventura!) (da sè)

Ridolfo. Ma voi molto poco lieta accogliete una nuova così felice. Che avete? In luogo di mostrare il riso sul labbro, vi cadono delle lagrime dalle pupille?