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L'AUTORE

A CHI LEGGE.


S
E noi leggiamo le Opere degli antichi, vedremo nelle Tragedie gli Eroi dipinti, i Re, i Principi, i Capitani, o biasimati, o esaltati; e nelle Commedie loro i schiavi, i servi, la bassa plebe, o al più qualche mercantuzzo, o al più qualche povero cittadino introdotti. Quel rango di personaggi, che in ogni tempo tenuto ha il luogo fra l’ordine della sovranità e quello del volgo, vale a dire quelle persone che nobili noi chiamiamo, o per nascita, o per dignità, o per fortuna, non avevano parte sopra le scene antiche, ed Aristofane, che contro il Filosofo Socrate e contro il Tragico Poeta Euripide nelle sue Commedie satirizzava, facevalo con allegorie e con misteri.1

Moliere è stato il primo, che tratto abbia il ridicolo dai Marchesi, dai Cortigiani, dalle persone di qualità, e il suo novello ardire, spalleggiato dalla protezione di un Re, che lo eccitava non solo, ma fra i soggetti della sua Corte gli additava i più comici e i più originali, produsse de’ buoni effetti, e furono le sue Commedie ottime e fortunate lezioni. Correva nel passato secolo in Parigi un fanatismo di letteratura ridicola, fra le donne2 principalmente; e gli uomini le secondavano, adulandole per compiacenza, onde le conversazioni loro erano accademie d’errori, i quali si estendevano sino agli articoli di Religione. Le Donne sapienti, e le Preziose ridicole, furono le due Commedie che un tale abuso corressero. Vidersi così al vivo dipinte le donne di tal carattere, e tanto il ridicolo del costume loro compresero, che in poco tempo abbandonarono la vanità de’ studiati ragionamenti, conobbero il loro inganno, e cambiarono in più adattati trattenimenti le Tesi, le Poesie

  1. Segue nell’ed. Paperini, dove questa prefazione fu stampata la prima volta (t. VII, 1 754): Don Lopez de Vega, don Pietro Calderone, Spagnuoli, hanno persone nobili nelle Commedie introdotte, ma queste unicamente all’intreccio servir facevano, nulla delle loro virtù e dei loro vizj trattando, limitato ai servi il ridicolo, ed al loro Grazioso principalmente, che corrisponde all’Arlecchino degli Italiani.
  2. Pap.: fra le Donne nobili.