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L'AVVENTURIERE ONORATO 247

SCENA XXI.

Guglielmo, poi Targa cameriere di donna Livia, di casa della medesima.

Guglielmo. È andata meglio ch’io non credeva. Questo vuol dire aver pratica del Criminale. In tutte le cose vi vuole spirito, disinvoltura. Ho più piacere d’averla passata netta senza dar nulla al bargello, che se avessi guadagnato per me questa borsa. Ma io non la deggio tenere. Donna Aurora la rimanda onoratamente a donna Livia, ed io non voglio differire un momento a dar questa giustificazione ad una dorma d’onore. Picchierò all’uscio di casa, e se mi si presenterà alcuno, di cui mi possa fidare, gliela farò tenere. (picchia all’uscio)

Targa. Che comanda, signore?

Guglielmo. Recate queste venti doppie alla vostra padrona. Ditele che donna Aurora le manda, e che Guglielmo le porta. Ditele che le manda una donna d’onore, e che le porta un giovine sfortunato.

Targa. Sarà servita.

Guglielmo. Glielo direte voi bene?

Targa. La non ci pensi. Dirò bene. (Poverino! l’intendo, ma se si può far servizio, perchè non s’ha da fare?) (da sè, entra in casa)

SCENA XXII.

Guglielmo, poi un Messo del Vicerè.

Guglielmo. Questi è il suo camerier più fidato...

Messo. Signore, è ella il signor Guglielmo veneziano?

Guglielmo. Certo: io per l’appunto.

Messo. Venga subito dal Vicerè.

Guglielmo. Eccomi. Sapete voi che cosa voglia da me?

Messo. Io non lo so. Venga meco. Ho ordine di condurla subito.