Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/36

Da Wikisource.
26 ATTO PRIMO

Eularia. Non potete venir voi con me?

Roberto. Oh via! Diamo nelle solite debolezze. Voi mi volete rimproverare di cose che io non mi sogno. Orsù, ci siamo intesi; io vado via, se viene il Marchese, ricevetelo con buona grazia.

Eularia. Trattenetevi un poco. Aspettate ch’ei venga. Se vi trova in atto di uscir di casa, può essere che faccia a me un piccolo complimento, e abbia piacere di venir con voi.

Roberto. Non posso trattenermi. L’ora vien tarda. Donna Eularia, a rivederci. State allegra e divertitevi bene.

Paggio. È qui il signor Marchese per riverirla. (a Eularia)

Eularia. A voi, che dite? (a Roberto)

Roberto. Passi, è padrone. (paggio parte)

Eularia. Lo ricevo, perchè voi volete così.

Roberto. È cavaliere1, ed è mio amico.

Eularia. Ha un temperamento troppo igneo. Prende tutte le cose in puntiglio. Io non lo tratto volentieri.

Roberto. Sì sì, ho capito. Vi piace più la flemma del conte Astolfo.

Eularia. Io non cerco nessuno. A me piace la mia libertà.

Roberto. Eccolo il Marchese: gli do il buon giorno, e subito me ne vado.

SCENA V.

Il Marchese Ernesto e detti.

Marchese. Signora, a voi m’inchino.

Eularia. Serva divota.

Marchese. Amico. (a Roberto)

Roberto. Ecco, mi trovate in un punto che io esco di casa. Vi ringrazio della finezza che fate a mia moglie, onorandola delle vostre visite.

Marchese. Signora, come state voi di salute?

Eularia. Benissimo, a’ vostri comandi.

Marchese. Troppo gentile. Come avete riposato la scorsa notte?

  1. Pap.: È cavaliere di sangue.