Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/382

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370 ATTO PRIMO

Rosaura. Caro padre, voi mi date la vita.

Pantalone. Ma arrecordite ben, se vien sto sior Anselmo, bisogna che lo riceva per civiltà, e che te lassa véder per convenienza.

Rosaura. Sì, sì, che mi veda pure; ma quando mi averà veduta, potrà leccarsi le dita.

Pantalone. E pur la sarave la to fortuna.

Rosaura. Io non penso che a esser contenta. A me non importa di denari, di abiti, di grandezze. Se trovo un marito che mi voglia bene, non cerco altro. (Caro il mio Florindo, stimo più un tantino del tuo bene, che non istimo mille milioni). (da sè, parta)

Pantalone. Ma! co se gh’ha delle putte, no se sta mai quieti. V’è qua st’altra. Vardè co granda che la vien. Anca ella un de sti dì, siben che la xe una gnocca, la vorrà marìo.

SCENA IX.

Diana e Pantalone.

Diana. Serva sua, signor padre.

Pantalone. Bondì sioria, siora fia.

Diana. Vorrei pregarvi d’una grazia.

Pantalone. Cossa voleu, siora?

Diana. Non vorrei più dormire con Corallina.

Pantalone. Perchè?

Diana. Perchè la notte si sogna, e mi dà dei pugni.

Pantalone. Vede ben, vu dormì con Corallina, Rosaura dorme con Colombina. Ve dago una cameriera per una, acciò che abbiè compagnia.

Diana. Ma io con Corallina non voglio più dormire.

Pantalone. Sola no sta ben che dormì.

Diana. Anche Corallina ha detto che non vuol più dormire con me.

Pantalone. No? Per cossa?

Diana. Perchè dice che un giorno starà in compagnia di Brighella.

Pantalone. Benissimo, i se fa l’amor; se i se sposerà, i starà insieme.

Diana. Se Corallina può star con Brighella, vi posso stare anch’io.